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lunedì 22 gennaio 2007

Occhio, scaricare file protetti rimane illegale

Siccome c'è tanta, TROPPA confusione sulla sentenza della cassazione della settimana scorsa, riporto un articolo che farà capire a tutti come stanno le cose...

Roma - L'ANSA parla di una rete P2P, il Corsera spiega che se si scarica senza fini di lucro "va bene" e alcune radio e telegiornali riprendono in questi stessi termini la notizia di Punto Informatico pubblicata lo scorso venerdì. Ce n'è abbastanza per creare un caos mediatico senza precedenti. Ma l'approfondimento giuridico pubblicato da PI su una sentenza della Cassazione, relativa a fatti avvenuti diversi anni fa, non ha niente a che vedere con quanto circolato negli ultimi due giorni.

Prima di tutto appare necessario un chiarimento, che anche FIMI diffonde nelle ore di questo piccolo delirio mediatico e che corrisponde a quanto i lettori di PI già sanno perfettamente, ovvero che scaricare senza autorizzazione file protetti da diritto d'autore non è legale: le normative attuali prevedono che il semplice download sia sanzionabile sul piano amministrativo mentre la condivisione di materiali protetti è a tutti gli effetti perseguibile penalmente. Il fatto quindi che scaricare file senza condividere non sia un reato non è dunque una novità: è, e rimane, un illecito. Che poi questo sia difficilmente perseguibile è tutto un altro paio di maniche.

Archiviando così le ipotesi fatte dai maggiori organi di informazione sull'esistenza di una rete P2P nel caso trattato dalla Cassazione e ripreso da Punto Informatico, è necessario chiarire che il caso stesso si riferiva all'uso di un server FTP, il cui funzionamento e la cui natura sono evidentemente del tutto diversi da quelli di una rete peer-to-peer.

Ma il punto non è questo, il punto chiave è che i fatti di cui al caso giunto all'attenzione della Cassazione risalgono al 1999 ed è sulla normativa di riferimento dell'epoca che la massima corte si è espressa. Dal 2000 ad oggi sono almeno cinque le importanti modifiche alla legge sul diritto d'autore (633/41) introdotte nell'ordinamento italiano, dalle modifiche della 248/2000 al recepimento della EUCD, la Direttiva europea sul Copyright, fino alla famigerata Legge Urbani e alle ulteriori sue successive modifiche.

Di fatto, dunque, la sentenza della Corte di Cassazione depositata il 9 gennaio 2007 non cambia nulla sul fronte dei sistemi di file sharing o delle discipline attuali.

Detto questo, e chiarito l'inedito caos mediatico di questi giorni, è interessante notare come si sia registrato su newsgroup, mail list e blog una sorta di applauso collettivo per una sentenza interpretata come detto sopra, vissuta come un disastro solo da SIAE e altre organizzazioni la cui attività ha tutto da guadagnare dall'attuale disciplina del diritto d'autore.

Roberto Maroni, uno dei leader della Lega, già autodenunciatosi come downloader illegale, ha parlato addirittura di "sentenza rivoluzionaria". Ecco, forse tutto questo dovrebbe insegnarci che scaricare file ad uso personale, attività a quanto pare praticata da milioni di italiani incuranti delle normative, è vissuta da molti, da moltissimi - lo diciamo da anni - come un fatto naturale, qualcosa che la legge, questa volta sul serio, potrebbe essere chiamata a rendere legale.

Se si considerano le dichiarazioni pre-elettorali di esponenti dell'attuale maggioranza e le recenti dichiarazioni di Maroni, si potrebbe coltivare l'illusione che ci sia persino una volontà politica per la trasformazione delle normative attuali. Possiamo solo sperare che i fatti di questi giorni diano a quella volontà lo spunto necessario per mettersi in moto.

Paolo De Andreis



Fonte : Punto Informatico

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